Come sta la spiaggia di Valle Vecchia?
Il litorale di Valle Vecchia, detto anche “la Brussa”, è una spiaggia in condizioni naturali, designata sito delle rete ecologica europea Natura 2000, un luogo dallo straordinario valore naturalistico, la cui funzione prioritaria è pertanto legata alla conservazione della biodiversità.
La spiaggia, le dune e la pineta di Valle Vecchia, tuttavia, mostrano preoccupanti segni di sofferenza, soprattutto a causa dell’intensa frequentazione turistica estiva.
La grande area di sosta creata negli anni ’90, in grado di contenere 900 auto e 100 camper, nel corso dei fine settimana d’estate arriva a circa 1500 ingressi. Questo significa che tra giugno e agosto per almeno 12 giornate, sulla spiaggia di Valle Vecchia si riversano dalle 3000 alle 4500 persone, che si concentrano nell’arenile più prossimo al parcheggio, per una lunghezza di circa 1000/1500 metri. Nei giorni feriali estivi i numeri sono più bassi, ma comunque importanti.
Gli impatti di questa massiccia presenza dell’uomo sono evidenti:
- pulizia meccanica dell’arenile, con spianamento annuale delle avandune o dune embrionali e dell’habitat con vegetazione pioniera (Cakile maritima, Medicago marina);
- eccessivo sentieramento della fascia dunale, con conseguenti fenomeni di erosione eolica, degrado della vegetazione autoctona e incentivazione della colonizzazione da parte di specie aliene (inquinamento floristico);
- disturbo della fauna, in particolare delle specie di uccelli nidificanti sulla spiaggia (fratino) e ferimento o uccisione di mammiferi (tassi, caprioli, ecc.) per impatto con le auto in transito a velocità eccessiva lungo la strada per raggiungere il parcheggio, problematica comparsa dopo l’asfaltatura della stessa avvenuta nel 2016;
- abbandono di rifiuti.
Di cosa ha bisogno Valle Vecchia?
Per tentare di rimediare a queste criticità sono in corso alcuni progetti finanziati dalla Regione e dall’Unione Europea, come LIFE Redune (www.liferedune.it), tuttavia rischiano di essere sforzi vani se non si interviene per ridurre i numeri delle presenze in spiaggia.
Adottando un approccio pragmatico e razionale, moderno e lungimirante, questi sarebbero i passi da compiere:
1) definire un piano di conservazione della biodiversità di Valle Vecchia;
2) individuare un’autorità pubblica dotata di poteri e risorse economiche per attuare il piano di conservazione;
3) realizzare uno studio su basi scientifiche sulla capacità di carico turistico di Valle Vecchia, calibrata sugli obiettivi di conservazione della natura;
4) introdurre, conseguentemente, misure per non superare la capacità di carico (ad es. numero chiuso), anche a costo di ridurre, se necessario, le attuali presenze.
La questione “naturisti”
In questi giorni importanti esponenti regionali della Lega hanno rilanciato l’idea di realizzare in Valle Vecchia una spiaggia per naturisti.
L’idea non è sbagliata a priori, ma se non si conosce il contesto di Valle Vecchia, le sue caratteristiche ecologiche e le sue problematiche di gestione, può risultare molto dannosa.
Il naturismo, a dispetto del nome, può far male alla natura.
Di per sé la natura di Valle Vecchia è indifferente al fatto che i frequentatori della spiaggia indossino o meno il costume. Di sicuro la natura di Valle Vecchia non sarebbe in grado di sopportare un aumento del carico turistico.
Dunque chi propone di portare i naturisti in Valle Vecchia, dovrebbe anche spiegare come pensa di convincere gli attuali fruitori della spiaggia della Brussa a scegliere altri lidi per lasciare il posto ai naturisti. Altrimenti siamo di fronte ad una buotade estiva, o peggio ad una sparata in clima pre-elettorale, insomma niente di buono sotto il sole di Valle Vecchia.
In ogni caso la protezione della natura e la regolamentazione della presenza e delle attività dell’uomo sul litorale di Valle Vecchia sono temi che devono essere affrontati all’interno del Contratto di Area Umida, il tavolo di confronto tra istituzioni e portatori di interesse promosso dalla stessa Regione per definire e attuare un futuro sostenibile per Valle Vecchia e la laguna di Caorle e Bibione nel suo insieme.
Caorle, 6 luglio 2020
Comitato Difesa Territorio Caorle
Circolo Legambiente Veneto Orientale
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