Riportiamo un comunicato stampa emesso da Cipra Italia, Club Alpino Italiano, Federazione Nazionale Pro Natura, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, Protect Our Winters e WWF. Il comunicato, datato 23 dicembre 2024, affronta la questione della gestione del fiume Tagliamento e la necessità di bilanciare la tutela dell’ambiente con la sicurezza idraulica per le comunità locali. Le associazioni, fra cui anche la nostra, esprimono preoccupazione per i progetti di “messa in sicurezza” del fiume che potrebbero avere un impatto negativo sull’ambiente, e sottolineano l’importanza di adottare un approccio integrato e partecipativo, basato su soluzioni naturali e sulla cooperazione tra i territori interessati.
“Alle Associazioni Firmatarie Comunicato Stampa 6 dicembre 2024
Cipra Italia
Club Alpino Italiano
Federazione Nazionale Pro Natura
Legambiente
LIPU
Mountain Wildwrness
Protect Our Winters
WWF
San Stino di Livenza 23/12/2024
Tagliamento e sicurezza idraulica
Il fiume Tagliamento è un patrimonio di interesse comune. La naturalità del suo corso e degli ambienti a lui connessi va tutelata, così come la sicurezza delle persone che vivono lungo le sue sponde. Fiume alpino che, come la Piave in Veneto, ha modellato il territorio tra Veneto e Friuli costruendo le pianure e le lagune costiere. Entrambi i fiumi sono oggetto di progetti per la “messa in sicurezza” con interventi il più delle volte molto impattanti sugli ambiti naturalistici. Dobbiamo ricordarci che questi studi nascono all’indomani dell’alluvione del 1966 e dell’istituzione della commissione De Marchi. Sono trascorsi quasi sessant’anni da allora e il mondo è cambiato, sia dal punto di vista dell’approccio idraulico, con nuove metodologie di gestione, sia sul fronte dell’accelerazione della crisi climatica, con l’aumento della pericolosità e della frequenza degli eventi estremi. In Friuli si è aperto un dibattito sulla necessità di rivedere i progetti presentati per laminare le piene del fiume e si è lanciata una petizione a tutela della naturalità del Tagliamento, chiedendo, tra l’altro, l’avvio del “Contratto di fiume”. Prendiamo atto di un percorso che non ha previsto la partecipazione delle associazioni rappresentanti il Veneto, ma tutto incentrato sulla tutela del medio corso del fiume. Dobbiamo ricordare, anche se ben lo sanno i firmatari dei vari documenti, che il Contratto di Fiume, un fiume in generale, va gestito con un approccio integrato che consideri come un unicum l’intero bacino idrografico ed il reticolo di canali dalle sorgenti alla foce. Quando la discussione ha interessato il fiume Piave, la nostra Associazione ha avuto il massimo rispetto degli interessi generali proponendo, con altri Circoli di Legambiente, prima di ogni soluzione l’istituzione del “Contratto di Fiume della Piave” per superare logiche puramente territoriali e rilanciare una visione condivisa del fiume. Anche per il Tagliamento abbiamo suggerito che venissero proposti degli incontri informativi e di dibattito più ampi ed inclusivi, ma ci troviamo di fronte ad un documento di cui possiamo solo prendere atto. Prendiamo atto, e condividiamo, l’appello ad applicare soluzioni basate sulla natura, in particolare restituendo spazi al fiume per la gestione delle piene; siamo contrari a grandi interventi senza prima aver agito in questo senso e quindi aver considerato l’efficacia di ogni possibile soluzione alternativa per la laminazione delle piene. Siamo stupiti dei toni utilizzati dalle Associazioni firmatarie, nel comunicato del 6 dicembre, soprattutto quando si rivolgono alla “bassa” che, a loro dire, reclamerebbe la messa in sicurezza solo per alimentare progetti speculativi chiedendo interventi che, comunque, lascerebbero un rischio residuo. Non vogliamo replicare a simili dichiarazioni. Desideriamo ricordare che a valle del ponte di Latisana, proprio alla foce del canale Cavrato, esiste un ecosistema ad alta valenza naturalistica, ovvero la Laguna di Caorle e Bibione, sito ZSC e ZPS della Rete Natura 2000 che, se si dovesse intervenire nelle modalità auspicate dalle Associazioni firmatarie, potrebbe essere spazzata via al ripetersi della piena del 1966. Ecosistema lagunare che, come tutte le aree umide, richiede particolare tutela e che con la sua fragilità ci ricorda che non è accettabile pensare di scaricare semplicemente tutta la piena “centenaria” a valle di Latisana e da qui al solo canale Cavrato. Inoltre, nell’intento di ridurre significativamente il rischio alluvionale, coniugando la protezione delle comunità con la salvaguardia del patrimonio naturale, non possiamo ignorare che nella “bassa” risiedono decine di migliaia di cittadini, che hanno diritto alla sicurezza. Infine, riteniamo necessario ricordare che la piena del fiume deriva da precipitazioni che cadono nell’intero bacino idrografico del Tagliamento, localizzato principalmente nell’Alto Friuli, per scaricarsi poi su un tratto terminale e una foce che ricadono tra due regioni; ci sembra quindi opportuno che la gestione di queste acque sia condivisa tra i territori. Riteniamo sia utile prendere di nuovo in considerazione le soluzioni proposte dalla Commissione della Regione Friuli V. G. “Laboratorio Tagliamento” istituita nel 2010, che ipotizzava la creazione/rinforzo di una rete di canali in sinistra idrografica per scolmare, con adeguati tempi di rilascio, parte della piena del Tagliamento verso la laguna di Marano e Grado, che possiede una capacità di invaso ben maggiore di quella di Caorle e Bibione. Crediamo sia necessario un tavolo di discussione senza pregiudizi che, nello spirito del Contratto di Fiume, sappia proporre soluzioni concrete, condivise e non basate su logiche territoriali, ma che considerino il fiume Tagliamento nella sua interezza.”
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