Ormai sono diversi giorni che Arpav ha collocato parte del Veneto e tutto il territorio del Veneto Orientale in fascia arancione con previsione in rosso per i prossimi giorni. Non stiamo parlando di Covid ma di un’altra, ed altrettanto pericolosa, “pandemia” che attanaglia da molti anni la pianura padana: la Mal’Aria.
Non parliamo della “malaria,” combattuta con il chinino e le bonifiche, ma dell’avvelenamento giornaliero, inodore e invisibile, che con le emissioni di particolato, dalle PM10 in giù, è causa di almeno 50.000 morti all’anno.
L’Europa ha condannato l’Italia, le regioni del bacino padano, a sanzioni milionarie per non aver garantito il risanamento dell’atmosfera e la tutela della salute dei cittadini residenti.
L’Accordo di Bacino Padano, stretto tra le Regioni della pianura padana, prevede l’adozione di misure per contenere le fonti di emissione, traffico-riscaldamento-agricoltura, con azioni più stringenti al peggiorare della situazione.
Legambiente da anni ritiene insufficienti le misure adottate ma, soprattutto, denunciamo l’assoluta mancanza di assunzione di responsabilità da parte dei sindaci e della regione.
Chiediamo con forza che la questione risanamento dell’aria e tutela della salute dei cittadini sia posta in testa alle azioni delle varie istituzioni. Non è accettabile che i primi cittadini se ne lavino le mani dicendo che: se non lo fanno gli altri io non faccio nulla… perché l’aria si sposta.
È proprio questo il tema: l’aria si sposta e con essa il particolato perciò servono azioni territoriali.
Solo San Donà, tra i comuni del Veneto Orientale, rientra per numero di abitanti tra quelli che devono adottare misure di limitazione, da tempo Legambiente chiede che si superi il concetto di “città” e si adotti la misura dell’agglomerato urbano.
Nel nostro rapporto mal’aria del 2019 abbiamo evidenziato che il portogruarese emette ben più del sandonatese a dimostrazione che non è la dimensione della città da prendere in considerazione ma il territorio.
Ribadiamo la necessità che la conferenza dei sindaci ponga in essere azioni concrete partendo dai due poli territoriali, Portogruaro e San Donà di Piave.
Le città “dei servizi” devono garantire l’accesso agli stessi favorendo l’uso dei trasporti pubblici investendo in potenziamenti degli stessi, i piani della mobilità sostenibile devono accelerare nell’esecutività. Vanno rivisti i regolamenti edilizi bloccando la costruzione di camini aperti, l’uso delle biomasse e migliorata l’efficienza energetica di tutti gli edifici pubblici. In agricoltura, come primo passo, va reso efficace e verificato l’applicazione del calendario per gli spandimenti approvato dall’Arpav e fatto rispettare il divieto di accensione di fuochi. È urgente ridurre il traffico urbano generato attorno agli edifici scolastici istituendo le “strade scolastiche”, una delle prime azioni che tutti i sindaci possono attivare a costo quasi nullo.
Paghiamo ogni anno enormi costi sanitari dovuti alle ricadute dell’inquinamento sulla salute dei cittadini. Costi che, furbescamente, nessuno contabilizza. Se venissero posti a bilancio potremmo capire, effettivamente, quali possono essere i benefici, anche economici, ottenuti con il miglioramento della qualità dell’aria e della della vita dei cittadini.
Riteniamo inderogabile l’assunzione di decisioni da parte delle amministrazioni, singolarmente e territorialmente per: ridurre il traffico motorizzato privato (prima fonte di emissione), tagliare le emissioni in agricoltura, dall’industria, dalle centrali a fonti fossili e del riscaldamento degli edifici.
Siamo certi che la pandemia giungerà, molto presto, ad un punto di controllo e normalizzazione cosa che, purtroppo, non si intravvede per l’altrettanto drammatica situazione da avvelenamento da Polveri sottili!
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